Lun. Gen 6th, 2025

SUCCEDE UN FATTO STRANO QUANDO “EMPEDOCLE” VA IN SCENA

di Filippo Portera  

Lo spettacolo non termina con i generosi applausi alla fine del secondo e ultimo atto quando si chiude il sipario, ma continua in sala.  Gli spettatori, che sono stati in religioso silenzio, non vanno via subito dal Teatro, si attardano e avvertono la necessità di comunicare con sincerità, senza le sovrastrutture imposte da una società ottusa ed ipocrita. Sentono il bisogno di esprimersi, di condividere le sensazioni dalle quali sono stati avvolti e massaggiati, attraverso la Musica e i meravigliosi concetti espressi dalle Parole di Empedocle. Lo stato d’animo del pubblico è ancora tra la Terra e il Cielo, dove ho pensato “EMPEDOCLE” e dove ognuno della Compagnia è atteso per poter iniziare lo spettacolo. Un luogo dove la forza di gravità non ha il potere di ancorare alle meschinità di un Mondo da cambiare fin dai concetti basilari, che non esprimono nella pratica, pace, libertà, solidarietà, accoglienza, uguaglianza, rispetto, aiuto reciproco, fratellanza, essenziali affinché ci sia un futuro per il genere umano. Questi valori, che evidenziano l’affabulante attualità del pensiero e dei principi della filosofia empedoclea, sono espressi nel “Corale della Pace”, un inno all’amore, alla libertà e alla fratellanza, chealla fine del secondo atto parla al Mondo intero, indicando la via della salvezza secondo i principi empedoclei che divengono cristiani, tra la Terra e il Cielo.

“ Nell’odio, tutte le cose divengono difformi e separate, nell’amore si uniscono e si attirano reciprocamente, donde derivano tutte le cose che furono, sono e poi saranno “

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