Mer. Gen 1st, 2025

ALESSANDRO ROBECCHI-LE VERITA’ SPEZZATE

di Francesco Principato

Ho ancora due libri da leggere prima che finisca questo 2024: “Meglio di niente” di Marco Vichi e “Volver” di Maurizio De Giovanni. Il primo lo leggerò di sicuro perché il commissario Bordelli ormai lo considero un vecchio amico, il secondo forse no perché De Giovanni è scaduto molto negli ultimi tempi. Però posso già dire che il miglior libro letto quest’anno è senza dubbio “Le verità spezzate”, di Alessandro Robecchi.

Lo scrittore, già editorialista del Manifesto e autore di Maurizio Crozza, scrive su Il fatto quotidiano e su Tuttolibri de La stampa. Lo leggo spesso perché mi piace la serie di Monterossi edita di Sellerio: un personaggio che pur scrivendo per la TV la definisce “la fabbrica della merda”.

Ogni tanto Robecchi abbandona il suo protagonista, anche di una serie andata in onda su Prime Amazon, e pubblica qualche libro che, invece di intrattenere meditando, fa pensare molto, scuote la coscienza, ci porta a interrogarci su quel che siamo e, soprattutto, su quel che non dovremmo essere o diventare.“Le verità spezzate” è uno di questi romanzi: Il grande regista Manlio Parrini, celebrato da pubblico e critica, all’apice del successo aveva abbandonato il cinema perché gli sembrava ‘un posto senza verità’. Ma ha in testa una storia speciale: un film su Augusto De Angelis, autore italiano negli anni Trenta. La morte violenta di Augusto De Angelis, scrittore di gialli, è un caso irrisolto che sa di censura fascista.  Mentre il regista si sta attivando  per la ricerca dei fondi per la produzione del film e va approntando la sceneggiatura, un altro giallo irrompe nella sua vita, questa volta attuale: l’omicidio dell’anziana vedova Bastoni, proprietaria della villa adiacente alla sua abitazione. I media si buttano sul caso e gli inquirenti indagano fra mille condizionamenti, generati dalla personalità della vittima: ricchissima e dagli affari non sempre limpidi. E’ così che il regista Manlio Parrini si ritrova a indagare su due gialli che appaiono molto simili, molto legati a verità di regime e censure dettate da autorità economico-politico-lobbistiche. Non si può anticipare null’altro di un libro giallo ma di più si può dire di Augusto De Angelis: scrittore di gialli invisi al regime fascista, i suoi libri con protagonista il commissario De Vincenzi furono pubblicati negli anni ’30 fino alla chiusura ordinata dal regime fascista della collana dei gialli di Mondadori. Lo scrittore continuò a scrivere su La gazzetta del popolo e fu arrestato con l’accusa di antifascismo nel 1943. Uscì dopo un anno e rientrò nella sua residenza di Bellagio dove fu ridotto in fin di vita per un pestaggio. Morì in ospedale dopo pochi giorni.

Alessandro Robecchi indaga quindi su un vero omicidio squadrista camuffato da falsa rapina, quello degli anni trenta, e su un delitto di fantasia letteraria. Ma c’è molta similitudine fra i due casi, c’è molta analogia fra i crimini, soprattutto c’è molta somiglianza fra la società dello scrittore Augusto de Angelis e quella di chi ha dato alle stampe questo fiore di libro, questo pezzo di letteratura in un panorama sempre più povero di voci coraggiose e originali. Come Marco Vichi che è sul comodino, in attesa di lettura.

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