di Vincenzo Arnone
La suggestione dei templi della valle, come massima espressione dell’arte gotica, la bellezza del mare antistante, le tracce storiche di culture arabe, spagnole, normanne, e la memoria di filosofi e scrittori come Empedocle e Pirandello: credo siano stati questi i motivi principali per cui Agrigento è stata scelta come capitale italiana della cultura 2025, vincendo la concorrenza di altre città che in un modo o in altro, avevano pure buoni motivi per occupare il podio.
Da un anno in qua la parola corsa frequentemente sulla bocca di amministratori e politici è stata : programmazione con una filastrocca di eventi che sono serviti di “ introduzione “ all’anno 2025.
E’ inutile dire che in tale programmazione si sono scontrate tante voci, tante opinioni, che hanno reso e rendono la realizzazione molto difficile e “pirandelliana”. In alcune prevale la retorica, lo sciovinismo; in altre una sorta di “ irritazione culturale”, di distacco e di critica esasperata . Nell’uno e nell’altro caso non di rado si va fuori le righe; bisogna accettare la realtà così com’è e migliorarla con i mezzi umani e politici che si hanno a disposizione. Oltre che sul sindaco , Francesco Miccichè, e la sua Giunta, la responsabilità maggiore cade sulla Fondazione e il Direttore generale , Roberto Albergoni, insediatosi per tale occasione . Far sintesi di tutto non è facile. “ La Fondazione, dice il Direttore, gestisce il budget per la realizzazione dei progetti approvati dal Ministero. Per il resto sarà un processo misto tra fondi esterni, fondi della Fondazione e sponsorizzazioni pubbliche e private.”
Tale è la mappa strutturale organizzativa che ha la responsabilità di muovere i fili di una rappresentazione lunga e complessa quanti sono i giorni dell’anno 2025.
Alle spalle di questa necessaria macchina organizzativa c’è un Incrocio tra la Storia dell’uomo del passato e quella di oggi: l’uomo con la sua religione, la filosofia, la fatica, l’arte che insieme hanno costruito tale città risalente al V secolo a. C. ; Ci sono e ci saranno i viaggiatori che da ogni parte d’Italia verranno e che anche se direttamente hanno letto poco dei filosofi e scrittori agrigentini, tuttavia istintivamente vorranno risentire il senso delle parole che uno scrittore inglese – David Lawrence , vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, che venne qui , scrisse: “ E’ così bello qui in Sicilia perché bisogna andare ? Perché non restiamo ? Dove si va ? C’è Girgenti a sud e lo spirito sulfureo e i templi greci a guardia, per renderci più folli. Non mi sento di andare verso il Nord.” Da allora in poi tanta acqua è passata sotto i ponti.
C’è la storia di oggi, che è cronaca di contraddizioni, di politica, di clientelismo, di disagi, di fatti, episodi, sensazioni, emozioni, ricchezza e povertà: c’è la storia attuale che il turista una volta partito( si prevedono circa 2 milioni di turisti x il 2025 ) si lascia alle spalle, come mille altre cose: la città sembra rimanere sola, di una solitudine , momentaneamente adombrata.
C’è la Storia del passato, quella antica e precristiana , e quella poi del primo millennio del cristianesimo in modo particolare che mantiene tuttora il suo fascino, materializzato nei templi di Concordia, Giunone, Ercole, Giove ( secondo la tradizione erano tre i templi a lui dedicati, ma si è trovata traccia solo di uno ) ,nell’immancabile Agorà, nella cattedrale di San Gerlando, nel Monastero di Santo Spirito , nella chiesa di Santa Maria dei Greci e nella chiesa di San Nicola nella Valle.
Le radici storiche risalgono al VII- V secolo avanti Cristo, secondo la tradizione al 582, allorquando alcuni coloni greci provenienti dall’attuale Gela, arrivarono nella Valle e qui si insediarono. Da allora in poi, nell’éra precristiana, la città ebbe momenti di grande gloria che trovò in Empedocle il nome più rappresentativo e nella costruzione dei templi un esempio di architettura sacra ancora ben visibile. Del filosofo , già allora, nel primo secolo a. C. Lucrezio scrisse: “se quest’isola grande, per sue meraviglie / stupenda, è ben degna d’esser vista/ dagli uomini, fertile terra e d’ingegni/ ricca, non ha tuttavia una cosa sì grande/ sì sacra e mirabile ed alta prodotto/ come quest’uomo, i cui versi divini / usciti dal fondo ispirato dal petto/ espongono quelle scoperte così luminose/ che a stento può credersi nato da stirpe mortale”.
Poi venne il periodo normanno con la figura centrale di San Gerlando , patrono della città: originario di Besancon, fu vescovo dal 1088 al 1100 e come narra una antica Legenda
“fu largo nella povertà, splendido nella carità, pio nell’ospitalità, coraggioso nell’intervenire per il bene , sollecito nell’esortare, provvido nel consiglio, preclaro nell’onestà dei costumi “.
Pose mano alla costruzione della cattedrale che, soggetta a frane e movimenti, ha avuto vari rifacimenti e cambiamenti.
Ad oggi, nell’ambito di Agrigento Capitale della cultura italiana, la Chiesa agrigentina interviene con eventi , tra cui la rappresentazione , nella chiesa di San Nicola nella valle dei Templi ,il 10 gennaio, dell’Atto unico “ Avendo in mente Michelangiolo e Vasari …” regia di Pippo Calandrino, sul Giubileo del 1550 che rivive nella spiritualità e nella tensione morale , in quello in corso del 2025.