di Mario Gaziano
E’ incredibile. Il sindaco Miccichè ripercorre la strada andreottiana: ”i panni sporchi si lavano in famiglia” che l’arguto Giulio pronunciò al sorgere del neorealismo cinematografico anni 50/60 con “Roma città aperta”di Rossellini e poi con “Paisà” e poi ancora con “Ladri di biciclette” di De Sica. Un’affermazione per nascondere le miserie di una nazione che usciva da una disastrosa guerra,di morti e di miseria di uno Stato già misero,anzi miserrimo. Ora che un Sindaco, capo del massimo ente pubblico civico, riprenda quell’ appello andreottiano è totalmente fuori luogo. Già perché la cinematografia italiana dal “neorealismo” partì per affermarsi in tutto il mondo e da lì prepararono il proprio bagaglio artistico Scorsese, Spielberg, Francis Ford Coppola e tanti altri celebrati registi e sceneggiatori internazionali. E fu quello un confronto tra lo Stato (Andreotti presidente del Consiglio) e una forza culturale in progress. Naturalmente Andreotti ebbe torto a lamentarsi che venisse rappresentata l’Italia così come era uscita nel dopoguerra. Quella rappresentazione di un’Italia stracciona fu una lezione intellettuale e artistica di grande valore storico e sociale. Ora il Sindaco non può invocare il silenzio di chi contesta e legittimamente protesta. Una comunità civica si basa sul dibattito libero e aperto, su tavoli di confronto, di comunicazione chiara e libera delle varie parti. Gestire la cosa pubblica richiede trasparenza a qualsiasi livello. Scriveva Bonhoeffer “Il silenzio di fronte al male è esso stesso un male”. In un consesso civico la comunicazionme è irrinunciabile. Se si ha paura della comunicazione non bisogna assumere ruoli pubblici, non bisogna mettersi su un palco, non bisogna scrivere sui giornali La libera comunicazione è il collant di una corretta comunità democratica. Nascondere alla cittadinanza provinciale o nazionale problemi, disagi, incompiutezze conduce alla deriva del vivere sociale, ne mortifica aspirazioni, progettualità e convivenza. “I panni sporchi si lavano in famiglia” significa volere nascondere difetti, disagi e incongruenze. Una frase che denota mancanza di visione liberale del convivere in comunità. I panni sporchi si lavano e si mettono al sole, alla vista di tutti per determinare meriti inefficienze, capacità progettuali o miseri fallimenti. Così non va bene.