di Paolo Cilona
Subito dopo la proclamazione di “Agrigento capitale della cultura” ero a Roma. Il sindaco Francesco Miccichè gentilmente mi invito’ a partecipare all’incontro con il ministro Sangiuliano , il quale assai felice si rivolse al nostro Sindaco di informare subito il presidente della Regione della vittoria della città di Agrigento. Presente a questo incontro anche l’assessore comunale alla cultura Ciulla. Al di là della storia millenaria della nostra città, dei monumenti archeologici, del suo centro storico, della Cattedrale di San Gerlando, della biblioteca “Lucchesiana”, del geniale progetto di Albergoni (terra, acqua, fuoco, aria) e dell’inserimento di Lampedusa come porta d’Europa, compresi subito che qualcuno dei papaveri aveva perorato la vittoria di Agrigento sulle altre città concorrenti. E qui viene in mente la famosa frase:”munnu e’ stato e munnu e’ ” nel senso che nelle varie competizioni un pizzico di campanilismo fa sempre bene alla causa. Quindi, sin da principio, ricorre “un” nome tra i maggiori sponsor del titolo “Agrigento capitale della cultura”. E cosi da semplice sostenitore, Schifani e’ diventato il vero gestore del programma. Grazie a Schifani vengono scelti “Il volo” , poi vengono bitumate le strade coprendo sinanco i tombini. Poi pretende ed ottiene dal sindaco la testa del presidente della Fondazione Minio, per sostituirlo con l’ex prefetto Cucinotta. İl direttore Albergoni, infine, non è nelle grazie di Schifani, al punto di dovere presentare le dimissioni. İn sua sostituzione viene nominato il presidente del Parco archeologico l’architetto Parello. İn tutta questa rivoluzione ideata dal presidente Schifani, il Comune non solo è assente ma è complice. Del resto da tempo Schifani (per il buon esito di Agrigento) ha preso di fatto le redini degli eventi con tutti gli oneri e onori che il caso impone. La gente dal 1 gennaio 2026 almeno sapra’ tra costi e benefici a chi rivolgersi