(di Carmelo Petrone) Giovedì 24 aprile 2025, nella Basilica Cattedrale “San Gerlando”, mons. Alessandro Damiano ha presieduto la celebrazione per l’ordinazione diaconale di Giuseppe Savarino, della comunità ecclesiale di Ravanusa e Marco Lo Mascolo di Raffadali. Presenti alla Celebrazione Eucaristica, animata dal coro diocesano, il popolo fedele le comunità ecclesiali di provenienza, i presbiteri ed i diaconi dell’arcidiocesi.
Suggestivi i momenti della celebrazione con i riti di elezione, di ordinazione ed esplicativi. Gli ordinandi sono stati chiamati per nome: il loro «eccomi» è stata la risposta che essi hanno dato al Signore Gesù. Il Vescovo ha quindi scelto questi uomini per l’Ordine del diaconato, dopo essersi accertato della loro compiuta formazione.
Terminata l’omelia, gli eletti, davanti alla Chiesa tutta, hanno espresso la volontà di assumere gli impegni che l’ordine del diaconato comporta, rinnovando personalmente la promessa di obbedienza al Vescovo.
Dopo aver invocato i Santi del cielo, mentre gli eletti erano prostrati a terra in segno di umile invocazione, il Vescovo ha imposto le mani su ciascuno manifestando con questo antichissimo gesto apostolico l’azione consacratoria dello Spirito Santo. A seguire la Preghiera di Ordinazione che ha conferito a Marco e Giuseppe l’ordine del diaconato.
Al termine i parroci delle comunità di origine, don Stefano Casà e don Filippo Barbera, rispettivamente arcipreti di Raffadali e Ravanusa, li hanno rivestiti con la stola e la dalmatica diaconali. Il Vescovo ha poi consegnato a Marco e Giuseppe il libro dei Vangeli di cui sono divenuti annunziatori.
Infine i nuovi Diaconi hanno scambiano l’abbraccio di pace con il Vescovo, segno visibile della pace di Cristo risorto; a cui è seguito l’abbraccio con alcuni diaconi, segno del loro ingresso nell’ordine diaconale.
Nell’intervento omiletico mons. Damiano ha avuto un ricordo grato per Papa Francesco per il servizio reso alla Chiesa e all’intera e famiglia umana. In particolare ha evidenziato tre consegne per un «volto più credibile di Chiesa»: “Avviare processi e non occupare spazi; aver cura della casa comune; fraternità e amicizia sociale come forma di vita”.
Commentando la Parola proclamata in particolare il testo degli Atti degli Apostoli, di Pietro che si rivolge agli abitanti di Gerusalemme: «Uomini d’Israele …Avete ucciso l’autore della
vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni» (Cfr. Atti 3,11-26).
“Essere testimoni della resurrezione con parole e stili di vita – ha commentato l’Arcivescovo – riguarda tutti coloro che sono morti con Cristo e con Lui sono risorti.
Rivolgendosi direttamente agli ordinandi ha loro detto: “Giuseppe, Marco – questa missione vi apparteneva già per il battesimo, come appartiene ad ogni battezzato, oggi per la partecipazione al sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato ancor di più…”
Facendo riferimento alla preghiera di Ordinazione ha proseguito : “L’esempio della vostra vita sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori tra coloro ai quali sarete inviati,
«rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarvi con astuzia né
falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità» (cfr. 2Cor
4,1-2.5-7) … Il diacono come il presbitero e così il vescovo è al servizio della Chiesa”.
A tutti ha poi rivolto un accorato appello alla comunione: “Si deve lavorare insieme, in comunione, ogni ordinato non può fare quello che gli pare e piace ma operare insieme agli altri per l’edificazione della Chiesa ordinata al Regno.
Il ministero, qualsiasi ministero nella Chiesa, «si vive in comunione con la propria
comunità e con la Chiesa.
Se ci allontaniamo dalla comunità, ci allontaneremo anche
da Gesù. Se la dimentichiamo e non ci preoccupiamo per essa, la nostra amicizia con
Gesù si raffredderà. Non va mai dimenticato questo segreto. L’amore per i fratelli
della propria comunità – religiosa, parrocchiale, diocesana – è come un carburante che alimenta la nostra amicizia con Gesù…
Citando la lettera Enciclica “Dilexit nos” (DN) di Papa Francesco sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo ha proseguito: “Il Diacono è un’Icona di Cristo servo; il vostro cuore deve vibrare di amore sia per il Signore sia per effondersi nei fratelli e «l’amore per i fratelli non si fabbrica, non è il risultato di un nostro sforzo naturale, ma richiede la trasformazione del nostro cuore egoista» (DN 168).
Se il cuore è svalutato, si svaluta anche ciò che significa parlare dal cuore, agire con
il cuore, maturare e curare il cuore. Quando non viene apprezzato lo specifico del
cuore, perdiamo le risposte che l’intelligenza da sola non può dare, perdiamo
l’incontro con gli altri, perdiamo la poesia. E perdiamo la storia e le nostre storie,
perché la vera avventura personale è quella che si costruisce a partire dal cuore. Alla
fine della vita conterà solo questo (DN 11).
E, quasi dialogando con Marco e Giuseppe ha loro ricordato: “Tra poco alle interrogazioni mi risponderete «Sì, lo voglio». Darete davanti a questa assemblea, davanti a Dio la vostra parola. Vi chiedo di incarnare questa vostra parola nei vostri atti, farne uno stile di vita; la Chiesa ne ha bisogno, la società civile ne ha bisogno. In occasione della Messa del Crisma ho ricordato, citando Giovanni Paolo II, che «Si tratta della parola data a Cristo stesso; e come la fedeltà alla vocazione edifica la Chiesa, così ogni infedeltà diventa una dolorosa ferita nel Corpo mistico di Cristo» (Giovanni Paolo II, Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 1994).
E con le parole di Papa Francesco ha concluso : «Il Vangelo, nei suoi vari aspetti non è solo da riflettere o da ricordare, ma da vivere, sia nelle opere d’amore che nell’esperienza interiore, e questo vale soprattutto per il mistero della morte e risurrezione di Cristo. […] In questa esperienza credente si fondono l’unione con Cristo sofferente e al tempo stesso la forza, la consolazione e l’amicizia che godiamo con il Risorto» (DN 156).
Di questo voi siete testimoni.”
Prima della benedizione finale, il vicario generale, don Giuseppe Cumbo, a nome della Chiesa agrigentina ha formulato gli auguri ai neo ordinati e a mons. Alessandro Damiano per il 38° anniversario di ordinazione presbiterale; era, infatti, il 24 aprile 1987, quando, nella cattedrale San Lorenzo di Trapani, per l’imposizione delle mani di mons. Emanuele Romano, veniva ordinato presbitero.
Carmelo Petrone


